Lazzati. Amare il tempo in cui si vive

Nel 25esimo della morte di Giuseppe Lazzati(18 maggio), figura eminenete del cattolicesimo italiano del XX secolo, riportiamo questa bella riflessione di Paolo Bustaffa direttore del Sir (l’agenzia stampa dei settimanali diocesani italiani). Lazzati, esponente di spicco della Giac e dell’Azione Cattolica ambrosiana, è stato Costituente, parlamentare per un mandato negli anni 50, docente all’Università Cattolica e rettore di quella Università a partire dal ’68 e fino agli anni 80. Ci ha lasciato pensieri e scritti importanti sulla laicità, il ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo, l’impegno per la città dell’uomo. Servo di Dio, è in corso la causa di beatificazione. Alleghiamo inoltre un’intervista di Gianni Borsa, direttore di Segno al postulatore di Lazzati apparsa sul sito del Sir.

Paolo Bustaffa*
«Il laico è un uomo che sa che il mondo esiste».Giuseppe Lazzati, di cui il 18 maggio ricorre il 25° anniversario della morte, citava volentieri questa espressione del cardinale e teologo francese Yves Congar e la commentava dicendo che «le definizioni più semplici spesso sono le più profonde».
Precisa, il rettore che guidò per 15 anni l’Università Cattolica (1968-1983), che “sapere” non solo è conoscere a fondo la realtà ma è assumere con competenza l’impegno di farla crescere e aprirla a orizzonti di verità e di libertà. Lazzati anche oggi ricorda che i laici, «mentre costruiscono la città dell’uomo, scoprono tutte le possibilità evangeliche nascoste nella realtà per farle emergere».
Scoprire e far emergere le tracce di Vangelo che sono nel mondo è una tra le più belle avventure di un laicato che intende collocarsi in una posizione di responsabilità e maturità nella Chiesa e nella società: un laicato che sceglie di stare con amore dentro la storia e guarda il suo svolgersi, spesso tumultuoso, con gli occhi di Dio.
Da una parte, dice alla Città le ragioni della speranza cristiana e, dall’altra, porta nella comunità cristiana le preoccupazioni e le attese della Città.
Questo laicato c’è anche oggi e cammina ogni giorno nella Chiesa e nel mondo con il passo e con lo stile del Vangelo, con il passo e con lo stile del Concilio.
Non è il gigante addormentato che qualcuno ancora oggi si attarda a evocare sterilmente. Non è una presenza rumorosa, non è fatto di personaggi che bucano il video ma è una grande realtà di uomini e donne che ogni giorno tengono insieme la Città e la Chiesa, costruiscono ponti tra l’una e l’altra.
Bisogna stare di più sul territorio per conoscere questa presenza, questa fatica, questo impegno e questo pensiero.
Nel camminare sulle strade del mondo dice Lazzati, «il laico cristiano deve saper evitare due errori: l’integrismo e il clericalismo, quasi bastasse la fede, la dimensione soprannaturale, mentre questa non è che l’anima della dimensione naturale dell’uomo; il naturalismo, o laicismo, come se la natura da sé, senza l’animazione della grazia, fosse capace di realizzare totalmente le proprie potenzialità».
È la fede pensata, quindi vissuta, a impedire i due errori e, soprattutto, ad alimentare la coscienza del laico cristiano nel suo abitare la città.
Questi temi cari a Lazzati si sono incrociati nei giorni scorsi con due messaggi autorevoli.
Il primo è di Benedetto XVI a Venezia: «…raccomando anche a voi, come alle altre Chiese che sono in Italia, l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico».
Il secondo messaggio è del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Non si può crescere, non si può avere soddisfazione nella vita, se non si è animati da alcuni grandi valori e se non ci si impegna a realizzare degli obiettivi, non solo personali ma comuni a tutti».
Parole che invitano a non rassegnarsi di fronte allo smarrimento della cultura politica. Ed è proprio di fronte a tanta fragilità che il pensiero di Lazzati si rivela in tutta la sua feconda attualità.
«Bisogna amare il tempo in cui si vive – afferma – con quell’intelligenza critica che sa cogliere ciò che vi è di buono e ciò che va evitato, impegnandosi a potenziare ciò che è valido, da qualunque parte venga, anche da coloro che sono ideologicamente e politicamente diversi, sapendo che il nostro compito è quello di potenziare la verità».
Amare con coscienza critica il tempo in cui si vive e potenziare la verità: ecco l’appello che, a 25 anni dalla morte, Giuseppe Lazzati rilancia. Occorre riprenderlo e coniugarlo con le sfide di questo nostro tempo. Occorre riproporlo, non solo con le parole, alle nuove generazioni perché, nella loro ricerca di un nuovo pensare e agire politicamente, avvertano la presenza di un maestro e di un padre.

*fonte www.azionecattolica.it

Intervista a Piergiorgio Confalonieri postulatore di Lazzati (a cura di Gianni Borsa).doc