Custodire la Parola – 02/07/2015

Genesi 22.1-19 e Matteo 9,1-8
Il segno del mio amarti

Nella narrazione del sacrificio di Isacco, emerge che Dio non vuole passare come la divinità crudele e sanguinaria, che mette alla prova Abramo chiedendogli di sacrificare ciò che di più prezioso nella sua vita gli era stato donato. Dio, così come aveva preso per mano Lot conducendolo in salvo, ora mette alla prova Abramo nell’alleanza stabilita. Anche Isacco è discendenza di Abramo, anche lui è parte di quel patto che da Abramo coinvolge tutti gli uomini. Il sacrificio di Isacco ci conferma che la misura di Dio è la sua misericordia da sempre. La misericordia non è solo architrave della Chiesa, essa è il motivo della salvezza di Dio fin dall’origine. In tutto il suo rivelarsi Dio non è che misericordia in divenire. Il sacrificio non è quindi un privarsi per donare a Dio, ma diventa un accogliere Dio per condividerlo insieme come amore che si dona. Il sacrificio che umanamente sale al cielo, in Isacco, nell’ariete, è divinamente donato dal cielo per soddisfare ogni nostra attesa.