Misericordia e Parrocchia – 17/11/2015 Mons. Erio Castellucci

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Incontri per ascoltare

e incontri per confontarsi

Primo incontro: 17 novembre 2015 ore 20,45 Mons. Erio Castellucci – San Giovanni Nuovo – Imola

Laboratorio: 23 novembre 2015 ore 20,45 – Croce in Campo – Imola

Volantino incontri misericordia 2015-16

Nel ricco panorama delle iniziative del Giubileo, l’Azione Cattolica diocesana propone tre incontri per leggere la presenza della Misericordia nei luoghi della nostra vita quotidiana (famiglia, parrocchia) e nelle situazioni che ognuno di noi affronta (fragilità e guarigione). Sono i luoghi in cui in cui essa già è presente sotto varie e spesso inaspettate forme. Imparare a vedere la fecondità operante della Misericordia ci aiuta a riconoscere i limiti che noi stessi per primi le costruiamo attorno (nelle relazioni in particolare) e saper trovare nuove strade per far crescere insieme il Bene.

Il primo incontro sarà martedì 17 novembre nella chiesa di S. Giovanni Nuovo a Imola: sarà presente mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena Nonantola, che ci aiuterà a riflettere sul tema Misericordia e Parrocchia.

Abbiamo rivolto alcune domande a mons. Castellucci.

 1. Nel suo saluto durante l’ordinazione episcopale, ha ricordato di aver detto a Papa Francesco “Ero un parroco felice…”. Partiamo da questa gioia, la gioia del parroco: come ha trasmesso questa sua gioia alle comunità parrocchiali?

 La gioia prima di tutto l’ho respirata dalle comunità stesse. San Paolo dice di volere essere “collaboratore della gioia” dei cristiani; non fonte della gioia e neanche mediatore, ma solo collaboratore. Nelle due comunità di cui sono stato parroco, una piccola di campagna e l’altra grande di periferia, ho cercato di mettermi in ascolto delle persone e di imparare da loro cosa significa vivere la gioia della fede, pur in mezzo a tante fatiche e difficoltà. Dopodiché ho cercato di presentare il Vangelo come effettivamente è, cioè “buona notizia” per tutti. Nel vocabolario di Gesù non esiste la parola “spacciato”, perché lui cerca di vedere in ciascuno delle risorse, anche in quelli che all’epoca erano emarginati. Ho cercato, con molti difetti, di testimoniare questa realtà.

 2. Nell’Evangelii Gaudium si legge che la parrocchia ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità … è la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie(28). Questa vita “in mezzo”, non solo vicina, dovrebbe risplendere della misericordia del Padre, che corre incontro al figlio. Invece pare che le parrocchie arranchino: coniugare quotidianità e creatività non è semplice…

 È vero: non è facile mettere insieme le cose ordinarie e quotidiane con quelle straordinarie e creative. Ma la vita è fatta di un tessuto ordinario, sul quale poi si innestano i ricami dello straordinario. Non è così forse la vita di una famiglia? Ci sono momenti eccezionali, come la nascita di un figlio, il matrimonio, la scomparsa di una persona cara… ma la grande maggioranza dei momenti familiari vive del quotidiano. La parrocchia è una grande famiglia, non un’azienda: contano più le relazioni dell’organizzazione. Una parrocchia è missionaria quando rimette al centro le relazioni.

 3. Oltre ad essere stato parroco, lei ha insegnato teologia per tanti anni e ha studiato a fondo l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II: quali immagini della Chiesa che le sono sempre state care ha ritrovato in Papa Francesco?

 Ce ne sono due, che Papa Francesco ha lanciato e che secondo me rispecchiano molto bene la visione del Concilio Vaticano II: la Chiesa “ospedale da campo” e la Chiesa “fiaccola”. Ospedale da campo indica la consapevolezza di essere inviata a curare le ferite, anche profonde, dell’uomo di oggi: senza attardarsi sulle cose secondarie e burocratiche, ma concentrandosi sulla salvezza delle persone. Fiaccola significa che la Chiesa non è solo “faro” che indica la verità, ma anche lampada che accompagna nel cammino la gente.

 4. Perché la Chiesa, in un mondo dove tutto è diventato estremamente fluido, dovrebbe rifondarsi sulla misericordia e non arroccarsi nella difesa della dottrina tradizionale?

 Perché il Vangelo è essenzialmente un messaggio di misericordia. Ma io non vedo la misericordia contrapposta alla dottrina; è piuttosto la coniugazione tra la dottrina, come meta, e la concreta situazione della persona. Misericordia non è lasciare uno nella propria situazione sbagliata, ma neanche sedersi al traguardo e giudicare quelli che sono indietro. Misericordia è prendere per mano le persone dal punto in cui sono e accompagnarle verso la meta.

 5. Nella bolla Misericordiae vultus Papa Francesco ha scritto: “Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia”. Quali sono le più urgenti opere di misericordia che le nostre parrocchie possono compiere per essere quella “Chiesa in uscita” a cui Papa Francesco ci esorta?

 Credo che la risposta sai racchiusa nelle sette opere di misericordia corporali (desunte dal cap. 25 del Vangelo di Matteo) e nelle sette opere di misericordia spirituale, elaborate dalla tradizione catechistica della Chiesa. Per comodità le elenco: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati, seppellire i morti; consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.