2 gennaio: lasciamoci travolgere dalla grazia

La voce rompe il suono continuo del martello pneumatico che lavora nelle vicinanze: prima stazione…Gesù è condannato a morte…ora non è il rumore che risuona nelle orecchie ma quella frase udita chissà quante volte.

Nel pieno della vita, del quotidiano entra la morte, portata dall’uomo incapace di riconoscere la luce che illumina il cuore, dall’uomo che sono io, che si lascia sovrastare dalle voci insignificanti alle quali troppo spesso lascia libertà di fare, per pigrizia o egoismo, voci alle quali da un potere che pensa di possedere.

Il caos della strada è forte per non entrare nel piccolo gruppo che apparentemente senza senso è in cerca di numeri sui muri, fra i portoni delle botteghe. Un rumore che diventa anche esso un peso da sopportare: seconda stazione…Gesù è caricato della croce…e quel peso non ha più senso, sparisce e lascia posto ad altro, posto per i pesi che preferirei lasciar caricare ad altri, pesi di cui ora, senza troppe spiegazioni, vorrei farmi carico.

Terza stazione…Gesù cade sotto il peso della croce…fra l’indifferenza del mercato che si anima sempre di più, incontro il volto di Gesù schiacciato al suolo, sofferente. Colui che quel suolo l’ha usato per insegnare a perdonare ora lo ritrova pieno di soprusi, invidie, odio mentre io rimango a guardare cercando una parte in conflitti che mi permettano di trarre un vantaggio personale, che mi permettano di sentirmi potente. Mi scopro piccolo nello sguardo carico di amore che si insegue fra gli occhi del figlio e della madre, uno sguardo che non ha bisogno di tempo per spiegarsi…quarta stazione.

Quinta stazione…Simone il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce…a pochi metri uno sguardo genera amore e qui mi lascio incontrare anch’io da quegli occhi che in me aprono a un desiderio profondo: generare amore.

Quell’amore che si legge in un piccolo gesto verso chi ci si trova di fronte…Sesta stazione…la Veronica asciuga il volto di Gesù…non ha senso asciugare il volto a chi cammina nella sofferenza. Asciugare il volto è accarezzare è ancora una volta generare amore, ancora, senza lasciarsi vincere dall’apparenza, è accompagnare una vita che non sta andando a finire in se stessa, è aprire il palmo e offrire un sostegno secondo la propria forza è riconoscersi in una storia che va al di là della mia presenza, di una storia che non si chiuderà nel dolore un farsi dono che spalanca alla vita.

Settima stazione…Gesù cade a terra per la seconda volta…ancora una volta il viso di Gesù si trova a contatto con la terra. La terra che al contatto con la saliva di Gesù ridona la vista, ridona la capacità di ritrovarsi e riscoprirsi amati la ritrovo qui a chiamarmi, io che mi ero distratto mi ero assentato, ero diventato cieco mi ritrovo guarito a guardare ancora quegli occhi che non mi giudicano, quegli occhi che amano e che chiedono, quegli occhi che vedendomi perso soffrono più per me che per la loro condizione…ottava stazione…Gesù consola le donne di Gerusalemme.

Nona stazione…Gesù cade per la terza volta…ancora pochi passi e l’affidamento al Padre sarà pieno. Sono pronto ad affidarmi al Padre? Cosa mi fa inciampare, cosa lega il mio piede alla terra anche ora che credevo di essere pronto a lasciarmi fare da Dio?

La mia natura umana, la debolezza insita nel mio cuore mi chiude in me stesso e lo sforzo ora di sollevarsi e liberarsi della carne è immenso, ma sotto la croce non sono solo; mi basta cercare quello sguardo per ritrovarmi in piedi.

Decima stazione….Gesù è spogliato delle vesti…è l’ora di liberare l’uomo vecchio dalla natura umana, ritrovarsi nudi davanti al Padre che mi chiama Adamo per rigenerarmi nell’Amore che mi trasfigura nell’intimo. Nel viavai del Santo Sepolcro mi trovo dinnanzi al Agnello immolato, undicesima stazione…Gesù viene crocifisso…negli ultimi istanti della vita terrena Gesù trova la forza di pregare e ancora una volta affidarsi all’Amore che l’ha generato mentre l’uomo lo innalza al di sopra di se stesso, mentre tentando di annientare l’amore apre al più grande gesto di salvezza, trovandosi davanti a Gesù che gli spalanca le braccia, esalando l’ultimo respiro…dodicesima stazione…Gesù muore in croce…gli occhi si fermano sul corpo esanime, straziato dalla cecità dell’uomo, ancora una volta tornato cieco, tornato all’egoismo, alla natura terrena che lo inchioda al suolo, ai piedi della croce dove riconosce il proprio peccato.

Tredicesima stazione…Gesù è deposto dalla croce…nel silenzio desolante degli eventi risuona il salmo pregato da Gesù morente, che si sedimenta nel cuore dell’uomo come una certezza, una promessa di futuro radioso nella gloria della resurrezione.

Quattordicesima stazione…Gesù è deposto nel sepolcro…colui che era stato innalzato sopra gli uomini ora viene affidato alla terra, quella terra che al suo contatto rigenera la vita!
Una terra che ribolle del verbo incarnato, una terra pronta ad esplodere…“Gioisca la terra inondata da così grande splendore; la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.”

Con questa certezza il cuore si spalanca, lasciamoci travolgere dalla grazia dell’incontro con Cristo che ci rigenera nell’Amore.

Un giovane pellegrino