27-28 dicembre: Arrivati a casa!

È ancora buio quando arriviamo a Nazareth. Il volo puntuale, nessun “problema” al controllo passaporti, la strada libera ci fanno arrivare al Centro Benedetto di Nazareth ben prima dell’apertura già anticipata alle 6.00 per noi. L’aria di Nazareth è fresca e la notte avvolge il panorama quindi non è possibile capire dove siamo arrivati.

Alle cinque il silenzio è rotto dal canto del muezzin della Moschea bianca. Verso le sei arriva Samer: dopo mesi di contatti via mail finalmente lo conosciamo. Lui, un giovane di 25 anni, che lavora come chimico sia in ospedale che per la Hp vicino a Tel Aviv è il referente di un gruppo di giovani legati all’Azione Cattolica della parrocchia dell’Annunciazione di Nazareth. Il contatto l’abbiamo avuto tramite il FIAC (Forum Internazionale di Azione Cattolica) e è lui che ha organizzato la nostra accoglienza in famiglia e nel Centro.

Dopo due ore, fatta colazione e l’introduzione al pellegrinaggio, era chiaro che andare a incontrare una comunità e non solo a visitare dei luoghi, richiede un po’ di elasticità: mille le proposte, i cambi di programmi…il pellegrinaggio rimarrà “in costruzione” fino alla fine.

Partiamo e Samer ci accompagna in direzione Basilica dell’Annunciazione: lungo la strada ci racconta qualcosa del vivere a Nazareth, come è cambiata negli ultimi anni…proseguiamo la visita e incontriamo Geries, altro giovane della parrocchia, che parla italiano e è accompagnato da tre ragazzi sedicenni a cui sta insegnando la nostra lingua…ce li affida per fare pratica…gli incontri continuano tutto il pomeriggio fino a quando non torniamo al Centro Benedetto; ad attenderci Geries e Marie Cristine, la sorella di Samer: ci hanno preparato la cena, stanno curando gli ultimi particolari dell’accoglienza e ci accompagneranno a incontrare il Vescovo, come lo chiamano loro. Marie lavora in un asilo nido e sta sera sembra una Marta, tutta indaffarata a prendersi cura di noi che quasi non si riesce a chiacchiere con lei.

E poi l’incontro con il Vicario Episcopale per Israele, Mons. Marcuzzo, veneto di origine ma in Palestina da una vita intera. Sottolinea quello che fin dalla preparazione è già chiaro e che oggi è diventata vita per ciascuno di noi: siamo qui e abbiamo l’occasione di incontrare una comunità…ma non una qualsiasi, quella direttamente discendente dalla comunità delle origini, quella delle nostre origini. Se a noi è arrivato l’annuncio lo dobbiamo anche a loro…insomma, siamo tornati a casa!

1 commento

    • Maria Chiara il 31/12/2012 alle 13:54

    E che casa! Una casa vera! Vi aspettiamo per sentire di persona le emozioni e il clima che state respirando! Gli auguri di uno splendido inizio anno dall’Italia!

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