Custodire la Parola – 14/06/2015

Ezechiele 17,22-24 / Salmo 91 / 2 Corinzi 5,6-10 / Marco 4,26-34
La Parabola

Spesso capita che di Dio noi sappiamo già tutto. Anche per Gesù non è stato certo facile parlare del Padre alla gente, ai suoi vicini di casa, alle persone che vivevano il suo stesso tempo. La Parola di Dio allora si riveste di immagini: Gesù trasforma la Parola del Vangelo in parabole …
Non siamo di fronte né a favole, né a leggende, nemmeno a racconti a soggetto, ma alla Parola di Dio che diviene immagine, diviene una realtà che interroga?
Le parabole, per Gesù, non sono un rimando all’aldilà ma una immersione nell’aldiquà … Le parabole prendono consistenza con i segni della realtà in cui Gesù e le persone vivono.
Oggi come allora la parabola del seminatore e del seme di senape ci pone di fronte al regno di Dio come esperienza del divino e dell’uomo. Il Regno non può esserci se non come realtà di Dio seminata nel solco della terra dell’uomo. Il seme della Parola che narra il cielo, deve marcire, nelle zolle dell’umanità, per germinare, nascere, crescere e portare frutto.
La parabola allora è: una ferma domanda; una paziente intromissione; un ripetuto richiamo. La parabola descrive come vivere con coraggio la nostra appartenenza si regno di Dio.
Cosa è oggi per me il regno, dove oggi il seme è gettato, cosa ne voglio fare di questo regno?
Dio non smetterà mai di disperdere il buon seme della sua Parola nel cuore dell’umanità … Perché il nostro cuore è il terreno, la condizione in cui il seme può germinare … È come il granello di senape, piccolo, ma che se seminato diventa grande, così grande che … Il regno dei cieli diviene lo straordinario nell’ordinario dell’uomo.
Declinare ilRegno nell’ordinario…
Oggi tutti i giornali scrivono dei migranti, propugnano la legittimità del respingimento, se ne parla come se si trattasse di un corpo estraneo che rappresenta una minaccia.
Si è una minaccia al nostro mondo, ormai in crisi di valori e culturalmente in decadenza, gli resta solo di vive di paura. La paura di perdere i benefici conquistati, la paura di dover condividere la ricchezza e i beni del creato…
Questo però non è il regno dei cieli, è il nostro regno di egoismo, di possesso e potere, in cui io difendo i miei interessi e propongo l’idea che alcuni uomini non sono uomini come me e non sono degni di essere miei fratelli. Di questi posso disinteressarmi e respingerli … Fossero morti, sarebbe meglio!
Forse non ci accorgiamo che così facendo, noi stessi diventiamo corpo estraneo rispetto a un mondo che sta ricercando soluzioni, le più diverse, per risolvere il problema del bisogno, della povertà e dell’ingiustizia. Anche in quel mondo il regno di Dio è seminato… Io non posso voltarmi semplicemente dall’altra parte, o lasciare che altri mi impongano l’ideologia dell’egoismo.